Nelle pagine di Balduinus si impone
infatti un altro concetto di grande fortuna nella letteratura alchemica, l’idea
che esista uno spirito universale, lo Spiritus
Mundi, capace di far circolare nel mondo
il proprio alito vitale, una
forza che impregna gli esseri che abitano la terra, e persino i minerali che
nascono nel suo seno.
- Tale soffio può essere concentrato
in un sale particolare, chiamato magnesia,
salpetra onitrum, che contiene
anche i principi dei metalli, lo zolfo ed il mercurio, come pure l’alito
vitale delle creature animate.
- In virtù dell’analogia tra lo
spirito ed il sale atto ad attrarlo, che già nel titolo Balduinus chiama rispettivamente oro ermetico superiore ed
inferiore, si riuscirà ad arrivare alla confezione del dissolvente
universale.
- Da questa materia prima, dal nitroo sale in grado di attrarre lo Spiritus
Mundi proprio
come un magnete fa con il ferro, potrà essere ottenuto l’Alkahest.
- Su una linea di pensiero assai
simile si collocava anche sir Kenhelm Digby (1603-1665) con la sua
polvere di simpatia, e pure, con un’attitudine certo più empirica, il medico e iatrochimicoJohn Mayow (1640-1679), i cui esperimenti col salnitro lo portarono ad
ipotizzare l’esistenza di uno spiritus nitrus aereus,
una parte dell’aria responsabile di fenomeni come la combustione e la
respirazione animale.
- Il compendio di una stagione di
confronti, dotte discussioni ed esperimenti si condensa nella dissertazione di Johann
Kaspar Wedekind, edita ad Erfurt
nel1685.
- L’opera raccoglie digressioni ed
estratti raccolti da un nutrito numero di autori, tra i quali figurano Paracelso,
Van Helmont, Boyle e Starkey.
- Wedekind tra gli altri attribuisce
un grande ruolo a Johannes Ioachim Becher (1635-1682), studioso di medicina e mineralogia, di cui
compare il maggior numero di citazioni, e per il quale, tuttavia, l’Alkahest
rivestiva un’importanza tutto sommato modesta.
- Nell’insieme, il lavoro di Wedekind
costituisce una raccolta piuttosto nutrita sul tema del solvente, eppure priva
di un giudizio originale.
- In affinità con le simpatie mostrate
per un empirico come Becher, le conclusioni dell’autore sembrano decisamente condurre
ad un’interpretazione puramente iatrochimica.
- Per Wedekind infatti, in base
alla copiosa letteratura citata, il dissolvente universale si ricava dai sali
- dei tre regni di natura: l’urina,
il salnitro ed il tartaro di vino.