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UN PO' DI STORIA SULLE RICERCHE DELL'ALKAHEST ... prosegui la lettura... CONCLUSIONI

  • Quasi al tramonto del periodo d’oro del dissolvente universale, ormai nel secolo dei Lumi, possiamo osservare come l’Alkahest suscitasse anche le riflessioni di Hermann Boerhaave (1668-1738), medico di fede calvinista e faro scientifico dell’università di Leida.
  • Lo scienziato ed accademico olandese, titolare di quattro cattedre e campione dell’osservazione nosologica del paziente, può con buone ragioni essere ritenuto il precursore del modello di scienza sperimentale destinato a grandi fortune nell’età contemporanea.
  • Infatti, erede del fruttuoso matrimonio di Marcello Malpighi tra iatrochimica e iatromeccanica, Boerhaave si era spinto ancora più avanti rispetto al medico felsineo nell’impresa della fondazione di una fisiologia meccanicista.
  • Lo studioso olandese si occupa del dissolvente nel suo capolavoro chimico, gli Elementa chimiae, all’interno del capitolo sui menstrui.
  • Dopo una rassegna piuttosto disordinata sulla letteratura dell’Alkahest, che Boerhaave riteneva certo non senza ragioni ormai molto vasta, lo scienziato dichiara di ricondurre l’Alkahest a due solventi paracelsiani, il Circulatum Minus ed il Circulatum Maius, il primo ottenibile dalla distillazione del sale marino, il secondo - di gran lunga più difficile ad aversi - grazie all’applicazione di un sale al mercurio comune.
  • Boerhaave chiama a supporto delle sue tesi estratti di Van Helmont e anche di Pierre Jean Fabre, che ben al contrario riportava l’Alkahest nel pieno alveo della tradizione alchemica.
  • Laddove Fabre vede un chiaro richiamo alla ricerca del mercurio filosofico, per lo studioso olandese non vi sono invece che le reazioni prodotte dall’incontro tra il mercurio volgare ed un solvente salino.
  • L’incomprensione di Fabre da parte del fautore del meccanicismo biologico è totale.
  • Si sarebbe tentati di scorgere in essa il momento di cesura tra due discipline, che pur conservando molte affinità nelle pratiche di laboratorio, sorgono da presupposti diversi.
  • Nell’arco di pochi decenni, tra una prassi di laboratorio ancora in forte dialogo con l’ars regia degli adepti ed attraversata da una visione qualitativa della natura, e la chimica sperimentale di Boerhaave avviene forse un mutamento di paradigma, decisivo per i futuri sviluppi scientifici. 
  • Un complesso itinerario della scienza medica e della philosophia naturalis giungeva al termine.
  • L’analisi clinica e la piena recezione dei modelli iatromeccanici in medicina e fisiologia eressero nuove e durature barriere all’incerta mafascinosa prospettiva di un farmaco universale e di altri arcana, rimasta patrimonio di quei medici ciarlatani che senza la perizia dei predecessori ancora percorrevano l’Europa del Settecento.