“Le cose sono ciò che sono in base a determinate qualità, e
mantengono tra loro vincoli di simpatia e repulsione.
Tutto ciò accade in virtù del principio mercuriale presente
in esse.
È per questa ragione che ogni rimedio è chiamato mercurio,
perché in questo modo si fa riferimento alla proprietà specifica di una determinata
pianta, o di un determinato farmaco chimico.
Ogni corpo, quindi, è retto dai tre principi, ma il dottore
che cura e guarisce è il principio mercuriale, lo stesso che d’altra parte
causa paralisi, letargia, tumori e corrosioni.
Qui si rivela un principio omeopatico: nella causa della
malattia si nasconde la cura.
Ne consegue che il mercurio è il prototipo di ogni agente
patogeno, come di ogni medicina, poiché la sua natura mutevole può portare a
miglioramenti come ad esiti più severi.
Va tuttavia precisato che la singola malattia, nello
specifico, può essere generata in alternativa da ognuno dei tria principia,
sale, mercurio, o zolfo”.
- Secondo questa prospettiva, il mercurio appare il modello
per antonomasia di ogni pharmakon; detto altrimenti, essendo l’agente
trasformatore, può indicare ogni rimedio in grado di curare una specifica
affezione del corpo.
- Così si spiegherebbe l’associazione, comparsa nei dizionari,
tra il mercurio preparato e l’Alkahest.
- Porto e Joly hanno presentato due ulteriori ragioni per
spiegare l’identità di mercurio ed Alkahest.
- Porto riprende la monografia di Pagel, dove si evidenzia come
il mercurio e l’Alkahest fossero rimedi contro l’idropisia, generalmente
associata al fegato.
- Joly invece ritiene che Toxites, primo tra i lessicografi,
abbia sovrapposto l’estratto sull’Alkahest del De viribus membrorum al passo di
un’altra opera paracelsiana, il De gradibus, che descrive il mercurio come una
medicina epatica.