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Ermete Trismegisto (AFI/erˈmɛte trizmeˈʤisto/; dal greco antico Ἑρμῆς ὁ Τρισμέγιστος, in latino Mercurius ter Maximus) è un personaggio leggendario di età pre-classica, venerato come maestro di sapienza e tradizionalmente ritenuto l'autore del Corpus Hermeticum
A lui è attribuita la fondazione della corrente filosofica nota come ermetismo e l'inizio dell'astrologia ellenistica.

Significato del nome

Ermete Trismegisto significa letteralmente "Ermete il tre volte grandissimo". 

Con questo nome si voleva assimilare Ermete/Hermes, dio greco del logos e della comunicazione, a Thot, dio egizio delle lettere, dei numeri e della geometria.

Essendo costume degli egizi iterare l'aggettivo «grande» davanti al nome delle divinità, Ermete era quindi appunto indicato come il grandissimo per tre volte (tris-megisto).

Nelle scritture egizie, infatti, il titolo del dio Hermes-Thoth è attestato nella forma

G26
t y
S43S43

cioè Thoth due volte grande, in cui il geroglifico

S43

grande (cfr. copto ΑΙΑΙ) è ripetuto due volte. È quindi possibile ipotizzare che vi sia stata anche una forma

G26
t y
S43S43S43

Thoth tre volte grande, che sta alla base del greco τρισμέγας e τρισμέγιστος

Secondo l'erudito del XVII secolo Athanasius Kircher:

«Gli Arabi lo chiamano Idris, dall'ebraico Hadores(...), i fenici (...) Tauto, gli Egizi (...) Thot ma lo chiamano anche Ptha e i Greci Ermete Trismegisto.»

(Obeliscus Pamphilius, 91)

Ermete Trismegisto, che compie il matrimonio mistico tra Sole e Luna (dal Viridarium chymicum di Daniel Stolz von Stolzenberg, 1624)

Origini

Ermete fu fin dall'antichità accostato a Thot, presente nella tradizione egizia.

Entrambi sono al servizio di una divinità superiore (Ermete è messaggero di Zeus, Thot è lo scriba di Osiride); Ermete è dio della parola e Thot è dio della parola e della letteratura; entrambi sono psicopompi, accompagnatori delle anime dei defunti nell'oltretomba. Sia Ermete che Thot sono inoltre, nelle loro rispettive culture, gli dèi della scrittura e della magia. A seguito di un tale processo di assimilazione tra divinità greche ed egizie, avvenuto nell'atmosfera sincretistica dell'Impero romano, Ermete Trismegisto divenne il dio rivelatore della verità e mediatore tra gli uomini e gli dèi.

it]Thot ed Ermete Trismegisto[:en]Thoth and Hermes Trismegistus[:] |  LEONARDO PAOLO LOVARI

Poiché Clemente di Alessandria riteneva che gli scritti sacri di Ermete fossero quarantadue e contenessero il nucleo degli insegnamenti formativi degli antichi sacerdoti faraonici, Siegfried Morenz suggerisce in proposito che il riferimento all'autorità di Thot si basasse su una tradizione piuttosto antica, e che il numero "quarantadue" probabilmente derivava dal numero dei nomi egiziani.

Giamblico attribuiva a Ermete decine di migliaia di opere, di grande antichità e immensa importanza, anteriori persino a Pitagora e Platone, che a quei testi avrebbero attinto. 

L'origine egiziana delle dottrine ermetiche è stata poi ribadita da alcuni studiosi odierni come Martin Bernal.


Il Corpus Hermeticum

Furono attribuiti a Ermete Trismegisto un insieme di scritti iniziatici e filosofici, raccolti in epoca bizantina nel Corpus Hermeticum, parte dei quali rinvenuti anche tra i Codici di Nag Hammadi e risalenti intorno al IV secolo d.C.

Nel suo complesso, la "letteratura ermetica" è una categoria di papiri contenenti incantesimi e procedure di iniziazione

Nel dialogo Asclepio (dal dio greco della salute), facente parte del Corpus Hermeticum, è descritta ad esempio l'arte della telestiké cioè di richiamare o imprigionare gli angeli o i demoni all'interno di statue, con l'aiuto di erbe, gemme e profumi; sono descritti anche i metodi per far parlare e profetizzare tali figure. 

In altri papiri vi sono formule per costruire manufatti ed animarli. 

I testi ermetici inoltre si distinguono solitamente in due categorie: "filosofici" e "tecnici". Il corpo ermetico termina con il "lamento di Asclepio" in cui si denuncia l'abbandono della religione egizia perché si è perso il significato spirituale della stessa. 

C'era un tempo in cui i sacerdoti riuscivano a far parlare le statue perché si mettevano in contatto con il divino. 

I sacerdoti vi riuscivano perché erano i mediatori fra il divino ed il sensibile. 

Col tempo questa spiritualità viene meno e i sacerdoti non colgono più, attraverso le statue, il messaggio divino. 

I sacerdoti diventano "cattivi" (avendo perso la spiritualità) e distruggono le statue in tante parti: le statue ora sono solo pezzi di pietra. 

Ciò simboleggia la totalità della perdita del significato spirituale e la fine del mondo. 

Da qui si sviluppa l'attesa di una nuova spiritualità, l'attesa di qualcosa di nuovo. 

Alcuni considerano il Lamento come anticipatore dei temi della Apocalisse. 

Infatti nel degrado della spiritualità e religione egizia possiamo leggere il degrado del cristianesimo in un'epoca di corruzione e arricchimento personale dei prelati, che porterà appunto alla distruzione.

Teologia negativa: la teologia positiva non è appropriata per cogliere l'Assoluto, perché nasce dalla capacità distintiva della ragione che si muove nella pluralità e diversità, a differenza dell'Uno che è totale unità e uguaglianza. 

Nominare Dio con i nomi che provengono dal mondo sensibile, può farci cadere nell'idolatria. Ermete Trismegisto ha detto:" Poiché Dio è l'universo delle cose, nessun nome gli è proprio, giacché o bisognerebbe che Dio fosse chiamato con tutti i nomi o che tutte le cose fossero chiamate con il suo nome". 

Ciò significa che nessun nome a Lui può essere attribuito. Quindi dalla teologia positiva che nomina Dio sulla base di definizioni e proprietà che provengono dal mondo sensibile, si passa alla teologia negativa : nessun nome può nominare Dio (Nicola Cusano rielabora questi aspetti del pensiero di Ermete nella sua opera del 1400 "La dotta ignoranza" Libro I cap. XXIV; i nomi positivi convengono a Dio solo in modo approssimativo perché Egli è infinità, egli è OLTRE rispetto a ciò che le parole esprimono).

Nel 1453 durante un viaggio in Macedonia, via Costantinopoli, il monaco italiano Leonardo da Pistoia scoprì quattordici libri originali, appartenuti a Michele Psello, di un’opera risalente all'XI secolo, scritta in greco per Ermete Trismegisto e intitolata "Hermetica" (in seguito detta Corpus Hermeticum). 

Ritornato a Firenze, il monaco Leonardo consegnò il Corpus Hermeticum a Cosimo de' Medici, che non più tardi del 1463 incaricò Marsilio Ficino di tradurlo dal greco al latino.

Il Corpus Hermeticum rappresentò la fonte d’ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale.

LETTURA: La Tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto - legge Gianbattista  Bedolo - YouTube

Pimandro Ermete Trismegisto- 8,9,10 - Parola Interna (podcast) | Listen  Notes

Pimandro di Ermete Trismegisto


Epoca cristiana

A trattare di Ermete, durante l'epoca cristiana, fu Lattanzio, consigliere dell'imperatore Costantino I. Tale influenza fu decisiva per la storia successiva, in quanto, presso il concilio di Nicea del 325 che dibatté la natura del Figlio di Dio (se "generato" o "creato", come sostenevano gli ariani), vinse la dottrina ermetica, che propugnava la consustanzialità delle prime due Persone della Trinità.


Medioevo e Rinascimento

L'ermetismo ebbe una notevole influenza sulla cultura medioevale e rinascimentale. Le opere attribuite a Ermete Trismegisto, e conosciute come Corpus Hermeticum, ebbero grande credito e furono molto popolari tra gli alchimisti, che ritenevano il loro autore un "sapiente" realmente esistito e vissuto nell'Antico Egitto.

Secondo la modalità dell'evemerismo, Trismegisto sarebbe stato il figlio del dio Ermes, mentre nella cabala, che fu ereditata dal Rinascimento, si immaginava che fosse un personaggio contemporaneo di Mosè e che comunicasse ai suoi adepti una saggezza parallela a quella del patriarca biblico. Per questo l'etimologia occultista ha connesso i due personaggi creando il termine Thotmoses.

In seguito lo studioso calvinista Isaac Casaubon nel De Rebus sacris et ecclesiasticis exercitiones XVI (1614) mostrò che tali testi dovevano essere più recenti e potevano essere datati intorno all'anno 300.[15] Ralph Cudworth obiettò nel 1678 che una tale datazione poteva essere applicata solo a tre dei diciassette trattati del Corpus Hermeticum e che Casaubon avrebbe omesso di riconoscere l'esistenza di una tradizione orale, che solo in epoca tarda sarebbe stata messa per iscritto in quei trattati, i quali rappresentano quindi un termine ad quem («fino al quale»), e non a quo («a partire dal quale»).

come in alto, così in basso… – I sentieri dell'Albero

“Ciò che è in basso è uguale a ciò che è in alto, e ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso. Per compiere le meraviglie dell’unica cosa.” 

ERMETE TRISMEGISTO – Tavola Smeraldina

Queste meravigliose parole che sono la chiave della filosofia ermetica vogliono far comprendere che ovunque nell’Universo, sopra e sotto, “in cielo e in terra”, nel macrocosmo come nel microcosmo, regnano le medesime leggi.

Giovanni Pelosini » Blog Archive » La Tavola di smeraldo

Ermete Trimegisto compare nelle fonti egizie alla fine del II secolo a.C. Il Corpus Hermeticum venne scritto il secolo successivo, ed è formato da una raccolta di diciotto testi, con una traduzione latina  di uno di questi, intitolata Asclepius. 

Qualche tempo fa e stato rinvenuto un teso demotico, scritto nel linguaggio popolare, il cosidetto Libro di Thot del I secolo a.C. e conservato in dei papiri del II secolo a.C. 

Parla di un dialogo  tra Thot e Osiride con un allievo, in cui Toth racconta di cose che riguardano gli Inferi, l’etica, la geografia sacra dell’Egitto.

Il trattato si concentra fortemente sugli Inferi, mentre l’ermetica che conduce all’immortalità dirige verso l’alto al cielo. 

Qui ci sono molte concordanze l’ermetismo greco, il riferimento a una festa di Imhotep chiama direttamente in causa Asclepio. 

In questi scritti compare anche la figura divinizzata di Imhotep. 

Per mezzo di un ritrovamento della base di una statua del Re Djoser (2650 a.C) con il titolo e il nome di Imhotep viene attestato il personaggio storico. 

A prtire dalla XXVI Dinastia, viene considerato con un dio, venendo equiparato al dio della salvezza  al greco Asclepio.

Il centro del suo culto è Menfi, luogo della sua propabile sepoltura, sotto la necropoli di Saqqara. 

Altro centro di Imhotep si trovava nel tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari, che successivamente divenne meta di pellegrinaggio. 

Il suo culto si diffuse anche in Nubia, nella cosidetta “Stele della Carestia” di epoca tolemaica nell’isola sul nilo di Sehel, nei pressi di Assuan dove il Re Djoser a causa di una carestia si rivolge a Imhotep, che fa parte del “sacerdozio di Ibis” e nella “casa della vita” di Ermopoli prende le informazioni sulla causa della carestia, per comunicarle dopo a Djoser.

Nel 46 a.C., sotto Cleopatra, Imhotep dà al sommo sacerdote di Menfi Pascherienptah e a sua moglie Taimhotep il tanto desiderato figlio, a cui viene dato il nome del dio. 

Nell’oroscopo greco del 138 d.C., Hermes e un “Asclepio, che è Imuthes” vengono nominatil’uno accanto all’altro, un “Asclepio Imuthes” è citato anche nel Kore Kosmou (la fanciulla del cosmo).

L’immagine di Imhotep, come scriba seduto con un rotolo di papiro in grembo, influenzò anche la rappresentazione di Ermete Trismegisto. 

I trattati del Corpus Hermeticum vengono presentati in forma di annuncio diretto di Ermete, in forma di dialogo di Trismegisto e suo figlio Tat (Thot), oppure con Asclepio. 

Inoltre vengono sviluppati temi cosmo-critici  al platonismo e posizionandosi in dottrine gnostiche: nel corpus di di Nag Hammadi si è rinvenuto uno scritto su Asclepio.

Comunque pare evidente la provenienza egizia anche per la natura apocalittica dell’Asclepio sul futuro, rientra nell’antica tradizione egizia come le profezie di Nefertiti, arrivando fino all’epoca tolemaica. 

Secondo il Kore Kosmou, gli dei hanno impresso nei sacerdoti egizi tre arti: la filosofia e la magia per l’anima, l’arte medica per il corpo. 

Quello che rimane è dato dalla gnosi della salvezza: il demiurgo Nous creò l’uomo primordiale, operando anche lui come creatore, ma attaversando le zone dei pianeti scende sulla terra, trattenuto dalla materia.

Solo chi conosce sé stesso può liberarsi da queste catene.

L’ermetismo è come una religione senza tempio e senza culto, ma usa i tempi egizi esistenti. Siccome Ermete Trismegisto non fu considerato un dio, ma un uomo, anche gli scribi cristiani lo riconobbero e usarono le sue dottrine. La Tabula Smaragdina, detta anche Kybalion, che sembra essere stata ritrovata nella tomba di Ermete Trismegisto sotto una statua di Hermes, viene oggi considerata l’opera di un alchimista arabo dell’VIII o IX secolo.

“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento.

Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui.

La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te. È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui.

È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Completo è quello che ho detto dell’operazione del Sole.”

Ermete Trismegisto e la Camera di Thot - SaggiaSibilla

Ermete Trismegisto e la Camera di Thot

Ermete png | PNGEgg

Ermete Trismegisto: Moderno ed Occulto

In epoca moderna Ermete Trismegisto fu ritenuto patrono delle antiche scienze dell'astrologia e dell'alchimia.

Tra gli innumerevoli tesori del nostro patrimonio artistico probabilmente non tutti conoscono o ricordano che nel Duomo di Siena, magnifico monumento rinascimentale, si trova uno dei pavimenti intarsiati più belli di tutta l’Italia. Ma anche uno dei più strani.

Infatti, all’interno della chiesa si trova qualcosa che non ci si aspetterebbe, la raffigurazione di personaggi che appartengono a tradizioni culturali e spirituali diverse dal cristianesimo. 

Ad esempio, la raffigurazione di Ermete Trismegisto.

Ma qual è il significato delle tarsie marmoree di Siena? 

Molti sono i tentativi di interpretazione dell’insieme delle scene e dei temi rappresentati; gli studi accademici, tuttavia, non riescono a trovare una vera e propria coerenza e definiscono infatti le tarsie “enigmatiche”.

Una ipotesi per spiegare tale difficoltà, è che probabilmente si dovrebbe tener conto di altri riferimenti, da ricercare nella cultura ermetica, ovvero quel corpo di conoscenze filosofiche, scientifiche e spirituali attribuite alla figura di Ermete Trismegisto, rintracciabili a partire dall’Egitto, passando dalla Grecia e da Roma, e diffuse grandemente in Italia e in Europa, a partire dal XV secolo.

Sotto questa luce, la sequenza delle rappresentazioni della pavimentazione, si rivela essere un “percorso iniziatico di scoperta e conoscenza interiore, spirituale”. 

Un percorso che inizia con Ermete Trismegisto, raffigurato proprio nella prima tarsia che si incontra entrando nel Duomo!

Gli echi di questo Maestro, provengono da un passato lontanissimo. 

È stato identificato con il dio Thot Egizio, con l’Hermes dei Greci, il Mercurio dell’antica Roma. 

E’ considerato il padre di tutta la Sapienza umana, l’autore della “Tavola Smeraldina” che custodisce la sintesi delle profonde conoscenze della Natura del mondo e dell’Anima.

A lui si fa risalire un altro insieme di scritti chiamato “Corpus Hermeticum”, composto da 17 trattati di Teologia, Cosmologia, Filosofia, Teurgia, Alchimia, Matematica, Geometria, Astrologia, Magia e altro, che vennero tradotti a Firenze a partire dal 1460, da uno dei più grandi studiosi del tempo, Marsilio Ficino, su commissione di Cosimo De’ Medici.

Quest’ultimo chiese a Ficino di mettere da parte qualsiasi altro studio e attività, per dedicarsi interamente a quest’opera. 

Egli impiegò tre anni, dopodiché, una volta tradotti in latino, gli scritti generarono una vera e propria esplosione di interesse per la filosofia ermetica e i relativi campi esoterici e spirituali.

L’influenza esercitata da questa filosofia apparentemente minore, quella ermetica, ha attraversato per più di venti secoli, come un fiume sotterraneo, tutta la storia dell’Occidente. 

Un esempio dei tempi recenti: si pensi alla psicoanalisi che integrò le conoscenze dell’Alchimia, considerandole una risorsa per la propria pratica (C. G. Jung).

Dunque, la tarsia che apre il ciclo del Duomo di Siena presenta elementi simbolici interessanti. 

Da notare che nei colori dei marmi utilizzati sono evocate le quattro fasi principali del processo alchemico: sfondo nero (Nigredo), abiti bianchi (Albedo), accessori e rifiniture gialli (Citrinitas), pavimento rosso (Rubedo).

Ermete porge un libro aperto, la Conoscenza, a due figure, un uomo abbigliato all’orientale e uno all’occidentale. 

Sembra voler affidare la “Sapienza” alle genti dell’Oriente e dell’Occidente, mentre comunica il messaggio inscindibile di tenersi sempre saldi alla consapevolezza della prorpia origine divina. 

Lo ricorda poggiando la mano sinistra su una pietra incisa, sorretta da due sfingi alate, le cui code si annodano formando un 8, simbolo dell’infinito e della Sapienza.

L’iscrizione è in parte ricavata dall’Asclepius, uno degli scritti del “Corpus Hermeticum” e recita:

 “Dio, creatore di tutte le cose, creò un secondo Dio visibile, e questi fu il primo Dio che egli fece e il solo in cui si compiacque. Egli amò Suo Figlio, chiamato il Verbo Santo”. 

Un cartiglio in basso ai piedi della figura di Ermete esprime in questo modo la sua identità:

“HERMIS MERCURIUS TRIMEGISTUS CONTEMPORANEUS MOYSI’ “ = Ermete Mercurio Trismegisto, contemporaneo di Mosè,


Ermete fino al contemporaneo

Noi per esempio, nelle nostre percezioni possiamo individuare sempre e soltanto sezioni di un continuum, vediamo soltanto una piccola parte dello spettro della luce, udiamo soltanto le frequenze che si trovano nei limiti di un determinato campo. 

Certi animali sono in grado di percepire suoni e colori che risultano inaccessibili all’uomo. 

Lo stesso vale per l’immaginazione: noi riusciamo a immaginare solo dimensioni medie, se però qualcosa è incommensurabilmente piccolo o incommensurabilmente grande, riusciamo a concepirlo solo per mezzo di formule ma non ce ne facciamo nessuna idea precisa.

Oggi sappiamo per esempio che un blocco di ferro consiste quasi unicamente in spazi intermedi circondati dalle particelle atomiche, le distanze tra le particelle solide corrispondono infatti in proporzione alle distanze tra i pianeti del nostro sistema solare. 

Anche se queste cose le sappiamo, guardando un blocco di ferro, facciamo veramente fatica a immaginare che questa massa sia composta più di spazi vuoti che di corpuscoli solidi. 

Il virus come organismo a se stante è troppo piccolo perché possiamo farci un’idea, allo stesso modo la distanza di 10 anni luce è troppo grande per la nostra immaginazione; la nostra conoscenza è impostata sempre su dimensioni medie adatte a noi uomini tutto ciò che al di sopra e al di sotto di questa dimensione è  per noi, normalmente, inagibile. 

A questo punto la chiave geniale come sopra così sotto ci aiuta ad andare avanti, infatti queste parole ci consentono di limitare le nostre ricerche e osservazioni al campo a noi accessibile, per poi trasferire, per analogia, le esperienze fatte ad altri piani a noi non agibili. 

Questo pensiero analogico consente all’uomo di imparare a capire senza limitazione alcuna l’intero universo.

Il pensiero per analogie non è causale e per questo opera in modo insolito nella nostra epoca: l’analogia “come in alto così in basso” si giustifica soltanto se siamo disposti a riconoscere che, l’Universo è un cosmo (dal greco Cosmos = ordine) un cosmo però è regolato da leggi e non ha posto per il caso. Il caso come fatto non calcolabile e non codificabile, trasformerebbe ogni cosmo in un caos.

Se noi costruiamo computer questo costituisce un piccolo cosmo, è costituito in base a certe leggi e il suo funzionamento dipende dalla conservazione di queste leggi. 

Se però nel suo meccanismo si inseriscono alcuni transistors, condensatori e resistenze che non fanno parte del progetto iniziale, finisce che questi rappresentanti del caso trasformano tutto il cosmo in un caos e il computer non lavora più in maniera intelligente.

Lo stesso vale per il nostro mondo: già al primo evento casuale il nostro mondo cesserebbe di esistere.

Anche la scienza perlopiù si basa sulle leggi di natura, ma non si fa scrupolo di usare contemporaneamente il concetto di caso.

Se si fa cadere una pietra da una determinata altezza questa non cade in modo casuale ma in base a certe leggi scientificamente riconosciute. 

Ora, però, se questa pietra finisce sulla testa del signor X, ecco che, per il pensiero scientifico, il signor X passava di li per caso e per caso la pietra è finita proprio sulla sua testa. In realtà, il signor X non viene colpito per caso dalla pietra, ma, ugualmente, in base a certe leggi. 

Niente è casuale, ne il fatto che il signor X riceva una pietra sulla testa, ne il momento in cui questo avviene etc. 

Non ci si ammala a caso, non si viene investiti a caso da un’automobile, non si nasce a caso da genitori ricchi e poveri e così via.

Dietro ogni evento c’è una legge e un significato, non sempre riusciamo a distinguerlo di primo acchito, ma questo non ci autorizza negare la sua esistenza.

Le pietre cadevano in base a certe leggi anche al tempo in cui l’uomo non avevo ancora scoperto la legge della gravità.

Perfino gli statistici, in qualche modo, non possono fare a meno di dimostrare personalmente l’insostenibilità del concetto di caso: uno statistico crede infatti che, gettando un dado, si ottenga per caso un 3 o un 5 o un’altra cifra se si possono gettare i dadi abbastanza lungo, però, la somma di tutti i numeri produce una curva della distribuzione normale.

Quale meraviglia si rivela adesso: la somma degli eventi singoli non regolabili in base a leggi produce una legge.


Tornando all’esempio dei dadi si può dire eventualmente, che il singolo risultato di una gettata è troppo piccolo perché ci si possa vedere la regolarità e che noi uomini abbiamo bisogno di certe grandezze minime per riuscire a farci delle idee dei fatti Reali.

L’osservazione di questo mondo, in questi termini, ci induce a parlare di un cosmo e ad escludere il caso. 

Se però il cosmo rappresenta un’unità ordinata, ovunque deve regnare la stessa regolarità: nel grande come nel piccolo, in alto come in basso. 

Questa analogia indusse Paracelso a paragonare l’uomo come microcosmo al macrocosmo Universo. L’uomo e l’immagine fedele dell’universo macrocosmico. Noi non troveremo niente fuori dall’uomo che per analogia non sia già dell’uomo e viceversa.

Questo è il significato profondo di “conosci te stesso per conoscere Dio”.



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